La Vergine di Oropa, afferma don Paolo Boffa (Vicario Generale della Diocesi di Biella), viene invocata con il titolo di Regina. Ed è proprio così che si propone la venerata statua di Oropa: una Regina con una corona in capo.
La Diocesi di Biella e il Comitato Oropa 2020 si sono lungamente confrontati, giungendo alla conclusione che “ogni tempo ha la sua corona”, cioè ha propria modalità di esprimere una caratteristica di affidamento e di riconoscimento del particolare legame che lega, tutti, all’Immagine Sacra. Per tale motivo, nel 2019 è stato indetto un bando di concorso per andare oltre l’idea che la corona si riduca esclusivamente a essere un oggetto prezioso: il gesto dell’incoronazione, infatti, si fa carico di molteplici componenti. Vi sono l’elemento liturgico-pastorale e di evangelizzazione, ma non solo. Sono presenti anche l’elemento caritativo, nonché quello femminile, riconducibile al bisogno di ognuno di avere una Madre a cui rivolgersi. Infine, l’elemento popolare, che consente a tutto il popolo di riconoscersi in una corona che sente propria, a cui si lega l’elemento culturale: le corone divengono infatti parte del patrimonio della storia, più che per la loro preziosità, per il significato che celano e rappresentano.
Alla luce di queste riflessioni, con l’Ufficio Nazionale dei Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, è nata l’idea di bandire un concorso di idee per la progettazione e la realizzazione di due “corone” per la statua della Vergine Maria e del Bambino Gesù. Responsabile di questo procedimento è stata la Diocesi di Biella, in collaborazione con l’Ente Laicale di Culto Santuario di Oropa e naturalmente con l’Ufficio CEI Beni Culturali. Al concorso di idee hanno partecipato cinque artisti: con consenso unanime, la giuria ha selezionato il progetto di Luca Cavalca, che ha portato ad esecuzione una corona in filigrana d’oro realizzata da EFFE-ERRE, richiamando la storica tradizione tessile biellese e servendosi delle sapienti mani artigiane dei filigranisti di Campo Ligure.
La stretta relazione tra le tecniche della tessitura biellese e quelle della filigrana, infatti, crea una stretta relazione con il Manto della Misericordia, realizzato con migliaia di pezzi di stoffa donati dalla gente e cuciti insieme dalle sapienti mani delle monache dell’Isola di San Giulio.
“Ho voluto rappresentare un filo unico che, dalla stoffa del manto all’oro della corona, eleva le nostre preghiere a Dio”, ha spiegato l’artista Luca Cavalca. “Ho pensato che la corona potesse rappresentare l’aspetto universale delle preghiere e delle invocazioni che nel manto invece hanno valore individuale, quasi trasfigurando un filo di stoffa in un filo d’oro che simbolicamente elevi al Padre le preghiere dei figli. Questi scritti sono rielaborati graficamente mantenendo le caratteristiche delle singole grafie che nella loro diversità ci uniscono in un unico coro che chiede a Maria, si affida a Lei, La ringrazia, spera, crede…”
«Il gesto di incoronare la Madonna – ha sottolineato il cardinal Re, delegato pontificio – ci inserisce in una tradizione che ha radici nel 1620 e ci riporta col pensiero alle innumerevoli persone che lungo i secoli sono salite a questo Santuario per cercare luce, sostegno e conforto» e che qui «hanno vissuto l’esperienza tonificante di un incontro profondo con Dio. Non sono pochi quanti sono giunti col cuore amareggiato e triste e il cui animo è ritornato sereno pregando e cantando le lodi della Madonna, fiduciosi nel potere di intercessione della Madre di Dio e Madre nostra».
EFFE-ERRE, in stretta collaborazione con Luca Cavalca, ha pertanto realizzato, interamente a mano, le corone d’oro che si sviluppano e si basano sulle parole e sulle preghiere che i fedeli rivolgono a Maria e al Bambino Gesù. Questo progetto ha portato, all’interno dell’azienda, un profondo senso religioso, fatto di spiritualità e unione di fronte al Sacro e alla Fede.